Ott 15, 2018 | cultura, Home, scarpe sportive, Storia delle scarpe, Tendenze
Alzi la mano chi non ha mai posseduto un paio di scarpe Vans! La alzo anche io. Però, anche se, come me, non le hai mai possedute, sono sicura che ne avrai certamente sentito parlare. E soprattutto ne avrai viste tantissime ai piedi di ragazzi e ragazzine. Si, perchè le Vans sono ancora oggi considerate le scarpe dei giovani (non che le altre siano da vecchi, intendiamoci).
Da oltre 52 anni queste scarpe sono ancora sulla cresta dell’onda.
Vans: le scarpe da skateboarder più famose
L’azienda nasce nel 1966 grazie alla passione di Paul e Jim, i fratelli Van Doren. In particolare Paul, che da giovane non aveva voglia di studiare, fu costretto dalla madre a trovarsi un lavoretto in un’azienda di scarpe vicino a casa. Grazie alla gavetta, ma pur sempre In età giovanissima il ragazzo diventò responsabile dell’azienda e dopo qualche mese decise di aprire una piccola azienda di scarpe tutta sua.
Inizialmente le scarpe venivano fabbricate e vendute direttamente al pubblico ad un prezzo che oggi fa sorridere, ovvero tra i 2,5 e i 5 dollari a paio. Negli anni ’60, 2,5 dollari corrispondevano a circa 1.500 Lire. Più o meno 15,80 Euro di oggi. Invece 5 dollari corrispondevano a 3124 lire, l’equivalente di 31,60 Euro (considerando l’inflazione!). In pratica le scarpe Vans venivano prodotte su ordinazione e i modelli erano soltanto tre.
Durante gli anni ’70 ci fu un boom di crescita: più di 70 negozi sparsi per tutta la California.
Tutto andò bene fino agli anni ’80, momento in cui l’azienda cominciò la sua ascesa, fino al 1984, in cui, in seguito a bancarotta i fratelli Van Doren la vendettero alle banche. Solo nei primi anni 2000 l’azienda Vans ha rivisto la luce.
Vans: segni caratteristici
Sicuramente i segni più caratteristici delle Vans sono l’iconica striscia laterale, rigorosamente bianca e la fantasia a scacchi. (foto)
I modelli di punta sono quattro e sono anche i più classici:
Vans Era
Disegnate nel 1976, divennero ben presto le scarpe preferite dagli skateboarder, grazie al colletto imbottito e alle diverse combinazioni di colori.
Era. A partire da Euro 70.
Era. A partire da Euro 70.
Era. A partire da Euro 70.
Vans Old Skool
Nascono nel 1977 e furono le prime scarpe da skate costruite con vari strati di pelle per garantirne la durata e la resistenza nel tempo. La famosa striscia bianca sul lato esterno venne inizialmente disegnata da Paul come uno scarabocchio casuale. Oggi è il segno di riconoscimento delle scarpe Vans, la “striscia jazz”.
Old Skool Euro 90
Vans Slip-On
Anch’esse introdotte nel 1977 disegnate in collaborazione con skateboarder e appassionati di BMX.
Euro 65
Vans SK8-Hi
Introdotte nel 1978, furono un’ulteriore evoluzione dei modelli precedenti. Infatti, essendo più alte, proteggevano le osse della caviglia.
Euro 85
Oggi è possibile trovare le scarpe Vans in tutti i colori e fantasie possibili. Inoltre sul sito è possibile anche customizzare la propria scarpe ideale. Io ci ho provato!
Vi piacciono le Vans?
A presto!
-S-
Mag 14, 2018 | Home, sandali, Storia delle scarpe
E adesso alzi la mano chi non ha mai provato o notato o acquistato le famosissime ciabatte Birkenstock. Mi ricordo la prima volta che le notai in una vetrina: era il 2003 e fui subito attratta da quelle strane ciabatte dall’aria un po’ bruttina. Da allora sono nel mio armadio e posso assicurarti che nessun altra ciabatta mi è durata 15 anni! In realtà la storia del brand Birkenstock ha origini molto più lontane rispetto alla mia scoperta.
Una storia lunga quasi 250 anni
Era il 1774 quando il signor Johann Adam Birkenstock che di mestiere faceva il calzolaio, venne iscritto nel registro ecclesiastico nella città di Langen-Bergheim, in Germania. Più di 150 anni dopo, alla fine dell’800 il signor Konrad Birkenstock, anch’esso calzolaio, iniziò la produzione delle solette flessibili, che ancora oggi caratterizzano il brand Birkenstock e che potevano essere inserite all’interno di qualsiasi calzatura. Aveva due botteghe a Francoforte, ma per anni tenne anche conferenze per illustrare agli esperti del settore la sua idea di scarpa flessibile e su misura. Ricordiamoci che prima di allora le solette delle scarpe erano piatte.
Nel 1963 Karl Birkenstock, un altro discendente della famiglia, introduce sul mercato il primo sandalo con il plantare flessibile. Ma è nel 2013 che il brand Birkenstock diventa un vero e proprio complesso industriale che segna l’unione di 38 piccole aziende in un unico gruppo industriale.
Le calzature del brand Birkenstock nascono con una funzione più ortopedica che estetica e questo spiega il perchè per molto tempo sono state considerate antiestetiche da guardare e calzare. In effetti è la prima impressione che ho avuto quando le ho viste per la prima volta. Adesso invece mi sembrano così cool!
Tanti colori e modelli
Quando nel lontano 2003 acquistai le mie prime Birkenstock, non c’era molta possibilità di scelta. Infatti i modelli e i colori disponibili erano davvero pochi. Cosa ben diversa rispetto ad oggi. Ce n’è davvero per tutti i gusti!
Punti di forza
Tra gli svariati punti di forza delle calzature firmate Birkenstock, legati per ovvii motivi a questioni di salute in termini di postura e benessere del piede, c’è sicuramente l’interesse per l’ambiente. L’azienda utilizza colle ecologiche ed è molto attenta allo spreco energetico. Inoltre continua a produrre le proprie calzature in Germania decidendo di non spostare la produzione in paesi in cui la manodopera costerebbe senz’altro meno. Altro punto di forza di è che le calzature si possono riparare! Infatti è proprio l’azienda che mette a disposizione un servizio di riparazione delle calzature per combattere la politica dell’usa e getta in cui siamo immersi.
Ogni sandalo Birkenstock è maneggiato da diciannove addetti nel corso della sua realizzazione e se ne acquisti uno, sarà per sempre! Oppure puoi fare come me che ne ho tantissimi di diversi colori!
L’amministratore delegato, Oliver Reichert, sostiene che non importa quanto strana ti possa sembrare una Birkenstock al primo sguardo, bisogna indossarla per capire. Devi provare a sopravvivere alla prima impressione visiva, ed è amore “a seconda vista”. E non posso non essere d’accordo con lui.
-S-
Mag 10, 2018 | Home, scarpe sportive, sport, Storia delle scarpe, Tendenze
Le sneaker del brand Saucony continuano a spopolare e pare non abbiano alcuna intenzione di passare di moda. Dagli anni ’80 il marchio Saucony è conosciuto in tutto il mondo grazie al modello Jazz Original, il più famoso del brand.
Ma oltre alle sneaker, Saucony produce tutta una serie di scarpe tecniche adatte agli allenamenti più estremi.
Perchè la Saucony si chiamano Saucony
I nativi americani che abitavano le zone della Pensylvania coniarono il nome Saucony che letteralmente significa “Acque che scorrono con leggerezza”. Infatti il logo Saucony è proprio un’onda.
Le origini
Noi le conosciamo dagli anni ’80, momento in cui le Saucony erano le scarpe per eccellenza per chi praticava running a livello più professionale. Ma le loro origini sono molto più lontane. Nel 1910 un emigrato russo di nome Abraham Hyde aprì un negozio di scarpe a Cambridge, una città del Massachusetts, negli Stati Uniti d’America, in cui produceva pantofole a partire dagli scarti dei tappeti. Queste pantofole divennero molto famose e l’attività crebbe iniziando a produrre anche scarpe da passeggio. Negli anni ’30 iniziò a produrre anche scarpe sportive, pattini da ghiaccio e a rotelle, ma anche scarpe da baseball e da bowling. Durante la seconda guerra mondiale l’azienda produceva gli stivali per l’esercito americano e vinse anche un premio per l’eccellenza nella produzione di queste particolari calzature.
Negli anni ’60 l’azienda, che allora si chiamava “A.R. Hide & Sons”, produsse le calzature per gli astronauti della N.A.S.A.
Fu nel 1977, grazie ad un premio vinto da un piccolo gruppo di appassionati di corsa che indossavano le scarpe Saucony, che il marchio divenne famoso in tutto il mondo.
Oggi le Saucony sono apprezzate e conosciute proprio per le loro doti tecniche di altissima qualità.
Le sneaker colorate
Vuoi dare un tocco di colore ai tuoi look primaverili? Basta abbinarci un paio di Saucony! Anche per la primavera/estate 2018 la collezione propone un sacco di colori nuovi. Non hai che l’imbarazzo della scelta.
Feb 1, 2018 | cultura, Home, Storia delle scarpe
Le scarpe ai tempi della Grecia Antica, ovvero tra il V e il IV secolo a.C., erano cariche di significati simbolici. Definivano il rapporto che un individuo poteva avere con la natura, ma anche il livello sociale e culturale.
Purtroppo sono pochissime le scarpe di quell’epoca che sono giunte fino ai nostri tempi, ma ci sono invece moltissime testimonianze di tipo letterario e scultoreo.
Quando pensiamo all’antica Grecia viene da immaginarsi che uomini e donne andassero in giro scalzi, ma invece non era affatto così. Anzi, uscire di casa scalzi ad Atene era sinonimo di povertà o di adesione all’ascetismo, filosofia che attraverso la pratica permetteva all’anima di purificarsi e tornare pura.
Le scarpe ai tempi della Grecia Antica: cosa andava di moda
I calzolai greci costruivano scarpe di ogni tipo: di pelle, di feltro, di legno; scarpe con il tacco per chi era basso di statura e scarpe con la suola piatta per chi era troppo alto; sandali, pantofole, stivali e stivaletti.
Ovviamente nell’antica Grecia i sandali erano il modello più diffuso. Ma anche gli stivaletti andavano di gran moda. Gli uomini calzavano stivaletti chiusi da lacci intorno alle caviglie, mentre le donne portavano degli stivaletti leggeri senza lacci chiamati coturni, che si adattavano ad entrambi i piedi.
Pinterest
La distinzione tra scarpe da uomo e da donna era molto netta. Addirittura c’erano calzolai specializzati nella fabbricazione di calzature per l’uno o per l’altro sesso.
Nell’Atene democratica indossare scarpe troppo lussuose era considerato inadeguato. Infatti i ricchi conducevano una vita quanto più simile a quella di qualunque altra persona di ceto più basso. Anche gli schiavi, il più delle volte, andavano in giro con le scarpe.
Le scarpe ai tempi della Grecia Antica: significati simbolici
Prima del matrimonio, quando le donne dovevano trasferirsi dalla casa del padre a quella dello sposo, indossavano dei sandali nuovi che venivano chiamati nymphides, ovvero sandali da sposa. Ad allacciarli poteva essere la sposa stessa, ma anche una domestica o simbolicamente Eros. In generale, il gesto di allacciarsi le scarpe, rappresentava un cambiamento. Il passaggio dall’ambiente privato a quello pubblico; il passaggio dalla sfera profana a quella sacra; l’inizio e la fine di un viaggio.
Ad esempio per recarsi ai santuari o alle celebrazioni religiose i devoti dovevano essere scalzi. Anche il viaggio inteso come passaggio dalla vita alla morte era molto simboleggiato attraverso le scarpe. Le calzature erano infatti essenziali per compierlo e quindi venivano messe nelle tombe dei vasi a forma di piede con i sandali o a forma di gamba con i calzari.
Le scarpe erano considerate anche oggetto di seduzione da parte delle donne.
In generale per i greci le scarpe e le azioni che le riguardavano avevano una grande importanza, erano cariche di significati simbolici.
L’avresti mai detto? Forse si! Ma è comunque sempre molto interessante scoprire antiche e affascinanti storie sulle nostre adorate scarpe.
Ott 5, 2017 | Home, Stivali, Storia delle scarpe
Gli stivali sono un must have nell’armadio di ogni donna. Ne esistono di tutti i tipi e per tutte le stagioni: con tacco alto o basso, alti a metà polpaccio o fin sopra il ginocchio, imbottiti o traforati. E chi di noi non ha mai ceduto alla tentazione di indossarli d’estate, con un abito corto o con la gonna o i pantaloncini?!
Ora vi spiego perché quando indossiamo gli stivali dobbiamo sentirci orgogliose, forti e fiere di essere donne.
L’origine degli stivali
Pensate che si hanno tracce dell’esistenza di stivali già 13.000 a. C., quando erano costituiti da pelli di animali e venivano utilizzati dagli uomini per andare a caccia. Nel 1700 gli stivali venivano considerati molto eleganti ed erano utilizzabili solo dagli uomini. Intorno al 1800 anche le donne poterono iniziare ad utilizzare gli stivali che erano molto stretti e presentavano allacciature fino alla caviglia, quelli che noi oggi chiamiamo ankle boots. L’intento era quello di nascondere quanta più pelle possibile per non indurre in tentazione nessuno, ma l’effetto che sortirono fu decisamente l’opposto perché esaltavano la linea del polpaccio. A metà ‘800 tutte le donne potevano indossare gli stivali che diventarono una specie di simbolo di uguaglianza tra i sessi.
Fu negli anni ’60 e con l’avvento della minigonna che gli stivali spopolarono nel mondo femminile.
Biglietto da visita di un negozio di scarpe del XIX secolo batashoemuseum
Gli stivali ai giorni nostri
Abbiamo visto come gli stivali che oggi indossiamo con nonchalance in realtà hanno rappresentato un’evoluzione non soltanto nel mondo della moda, ma anche come segno di emancipazione femminile. Oggi possiamo sbizzarrirci con forme e tessuti di ogni tipo. E gli stivali son un capo decisamente versatile e facilmente abbinabile ad ogni stile e look. E ce ne sono per tutti i gusti, per chi ha il polpaccio più grosso o la gamba magra, per chi piacciono i tacchi alti o i modelli flat, per chi ama le aderenze o le ampiezze. Infatti possiamo trovare modelli più o meno aderenti, più o meno morbidi. Quindi ognuna di noi potrà trovare il modello che più si confà alla propria costituzione.
Zara 79.95 Euro
Zara 49.95
Steve Madden 105 Euro
Uma Parker 139 Euro
Creative 549 125 Euro
Zara 69.95 Euro
Zara 99.95
Qual è lo stivale che più vi si addice?
Ago 31, 2017 | cultura, guida, Home, Storia delle scarpe
Settimana scorsa mi sono decisa finalmente ad andare a visitare il Museo Ferragamo a Firenze accompagnata dalla mia cara amica Camilla.
Il museo ripercorre la vita di questo grande stilista, Salvatore Ferragamo, dall’arrivo negli Stati Uniti al ritorno in Italia e lo fa con uno stile che riporta proprio a quegli anni, gli anni ’20.
Nel Museo sono presenti diverse tipologie di calzature che narrano proprio il percorso fatto in cinquant’anni e che vede protagonisti l’innovazione, la creatività e il genio. Tutte quelle scarpe inventate negli anni ’20 sembrano state create ai giorni nostri e potete solo immaginare il mio stupore e la gioia nel trovarmi davanti a tutta quella bellezza, a tutta quella perfezione.
Il Museo Ferragamo a Firenze si trova nel Palazzo Feroni-Spini, in Piazza Santa Trinita, con ingresso di lato alla boutique. Si scendono delle scale e ci si trova immersi in un’atmosfera marinaresca che riporta agli anni ’20 e che testimonia le sensazioni e le emozioni che deve aver provato un giovanissimo Salvatore Ferragamo quando decise che quel paesino in cui era nato sarebbe stato troppo piccolo per lui.
Ingresso del Museo Ferragamo Firenze
Oltre alle sue creazioni si possono osservare anche ceramiche, statue, costumi e artefatti dell’epoca, oltre a ritratti delle dive per le quali Ferragamo ideò alcune tra le più belle scarpe mai realizzate.
Orari di apertura del Museo Ferragamo a Firenze
Il Museo è quasi sempre aperto e l’ingresso è gratuito la prima domenica del mese, quindi se vi capita di fare un giro a Firenze e vi avanza un’oretta tra una visita e l’altra, vi consiglio vivamente di recarvi a dare un’occhiata perché resterete sbalordite nel vedere che le creazioni di circa 90 anni fa (90 anni!) sono ciò che di più attuale potete trovare.
Tutto, tutto, tutto vi farà sognare ad occhi aperti. E pensare che tutte le scarpe esposte potrebbero tranquillamente essere indossate ai nostri giorni vi fa capire quanto geniale e “avanti” fosse questo grande uomo. Per esempio, gli stivali-calza che oggi sono tornati tanto in voga, i Cuissard, li aveva già creati Salvatore Ferragamo negli anni ’20. Incredibile!
Scarpa-calza
Ma partiamo dal principio
Salvatore Ferragamo nasce nel 1898 a Bonito, un paesino in provincia di Avellino. Undicesimo di quattordici figli, dimostra fin da subito il suo innato talento nel costruire scarpe. Subito dopo la terza elementare decise che compiuti i 16 anni sarebbe emigrato all’estero. Quasi tutti i suoi fratelli se ne erano già andati di casa. Salvatore debuttò come apprendista garzone calzolaio dopo che il giorno della prima comunione delle sue sorelle più piccole costruì loro le scarpette bianche per la cerimonia facendosi prestare l’occorrente da mastro Luigi. Forme, colla, bullette, cartone e scampoli di stoffa bianca.
Dopo un anno aveva già imparato tutto ciò che c’era da sapere sull’arte calzaturiera. Ma voleva imparare ancora di più. Voleva sapere tutto sulle tecniche di lavorazione, sulla moda, sui pellami e su come prendere le misure. Fu a 13 anni che si decise ad aprire una sua bottega grazie all’aiuto economico da parte di uno zio prete. In poco tempo Ferragamo potè contare su guadagni che seppur modesti, gli permisero di restituire il prestito allo zio e nel contempo mettersi via qualche risparmio. Avrebbe potuto accontentarsi se non che uno dei suoi fratelli da tempo trasferito a Boston, che decantava il fascino dei macchinari utilizzati nelle lavorazioni delle scarpe, convinse Salvatore ad imbarcarsi sul transatlantico Stampalia nella primavera del 1914.
Deciso a non passare da provinciale, spese quasi tutti i suoi risparmi per una cuccetta in seconda classe (la terza sarebbe stata troppo umiliante) e per un cappotto col collo di pelliccia.
Boston, Santa Barbara e …
Appena arrivato lo aspettava un lavoro sicuro presso il calzaturificio di Boston, grazie all’aiuto di un cognato. Ma non appena Salvatore ebbe messo piede nella fabbrica e visto le scarpe che uscivano fuori da quei macchinari, disse che non avrebbe potuto lavorare lì perché quelle scarpe erano troppo pesanti, goffe e con il tacco di piombo. Insomma non le poteva proprio vedere! Fu così che insieme ai suoi fratelli già trasferiti negli Stati Uniti decise di aprire un piccolo negozio di risuolature e riparazioni di calzature a Santa Barbara, in California.
Lì il trovarobe di una società produttrice di film un giorno si lamentò della scomodità degli stivali utilizzati dagli attori nei film western e Ferragamo si propose di produrne qualche paia.
Il successo
Da lì fu il boom! Ordini che fioccavano da tutte le parti e dive del cinema impazzite. Oltre ad essere creative e inedite le scarpe di Salvatore Ferragamo erano anche estremamente comode, calzavano bene e non martirizzavano i piedi. Ma nonostante questo Ferragamo non era convinto. Lui voleva arrivare alla perfezione. Così si mise a frequentare corsi serali di anatomia all’università della California Meridionale. Nasce da qui il cosiddetto Metodo Ferragamo, quando capì che stando in piedi il peso del corpo viene retto dall’arco del piede. Proprio grazie a questi studi capì che il piede doveva essere misurato secondo diversi punti di vista. Infatti, oltre alla larghezza della pianta capì che era fondamentale misurare anche il volume complessivo del piede. Grazie a questo concetto furono sviluppate più di 70 combinazioni di calzate per taglia sia nelle calzature da donna che in quelle da uomo.
Il ritorno in Italia
Nel 1928 decide di tornare in Italia, a Firenze in particolare. Ha portato 18 nuovi modelli da lui costruiti sulla base delle nuove scoperte. Ma gli operai rifiutano il suo Metodo e quindi Salvatore è costretto a creare una scuola per preparare lavoranti alle prime armi attraverso il suo Metodo. Sono circa una trentina e ognuno di loro impara soltanto una precisa fase della lavorazione dando vita ad una vera e propria catena di montaggio.
Nel frattempo gli ordini continuano ad aumentare dagli Stati Uniti, ma anche da Londra, Parigi e Berlino. Ferragamo aumenta il numero degli operai che arrivano ad essere circa cento.
La crisi e la ripresa
Aumentano però anche le spese e i finanziamenti cominciano a scarseggiare per bloccarsi del tutto con la crisi economica che colpì gli Stati Uniti nel 1929. A causa dei debiti Ferragamo fu costretto a chiudere l’azienda. Ma non si perse d’animo e anche grazie alla solidarietà dei suoi operai fiorentini riaprì i battenti. Inizialmente in un cortile e neanche dopo un anno trasferisce l’azienda in un negozio in Via Tornabuoni.
Nel 1935 ricomincia con l’esportazione e gli affari cominciano a girare talmente bene che affitta altri due laboratori e un negozio nel Palazzo Feroni-Spini che poi acquisterà nel 1938. Apre negozi a Roma, Napoli, Venezia, Torino, Genova e Viareggio. Utilizza materiali poveri come la carta dei cioccolatini e sughero a causa di carenza di materiali come acciaio e pelle necessarie fino ad allora per costruire scarpe secondo il suo Metodo.
L’azienda ha di nuovo il vento in poppa e riadotta la catena di montaggio a mano.
L’eredità di Salvatore Ferragamo
Salvatore Ferragamo muore nel 1960 lasciando un’eredità di 20 mila modelli, 350 brevetti e cinquant’anni di lavoro passati tra Bonito, Santa Barbara, Hollywood e Palazzo Feroni-Spini.
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